Claudio Canal

Il Giardino del Signore si è riempito
Di angeli dalle nere ali
Che volando con furia
Devastano tutte le piante.
Il Signore sarà impallidito
E il suo perdono crudele
Come un fulmine avrà scagliato.
E il mio sogno che a lungo sostava
Fra queste magiche piante –
Dopo tanta devastazione –
Griderà la sua pena piangendo
Non era una piccola fiammiferaia, Nella Nobili, come sembrerebbe dal foglietto editoriale, era un vortice di poesia quando pubblicava nel 1949 il suo primo libro. Lo sguardo benintenzionato e marchiatore del volantino sclerotizza il futuro anteriore della giovane poeta rannicchiata in un angolo della piccola cucina ecc. In saecula saeculorum.
Saranno frequentazioni adeguate le sue, circoli di cultura alta e di prosopopea di gruppo. Che brava la lattaia, l’apprendista, l’operaia, la soffiatrice. Dai Nella, recitaci ancora una tua poesia.

Madre – Voglio ballare!
Dammi il vestito rosso.
Voglio andare ballando
Sulle rotaie del tram
Per tutta la città.
Campanaro – suona un valzer
Dal campanile grande –
Venite tutti in piazza
A cantare e a ballare.
Piangeremo domani.
La grancassa della memoria mi strimpellava spudoratamente. Alla fine il libro è riapparso. Da quale bancarella l’avessi colto e quando non avevo flashback. Potevo sfogliarlo, Tosi e Danzi Editori in Roma, 1949.
Il subbuglio mi era venuto con la lettura di un articolo molto bello di Sara De Simone su Il Manifesto del 24 settembre scorso: Nella Nobili, in ascolto del mondo. Ovvero la postuma riscoperta, le frequentazioni italiane e l’autoesilio in Francia, l’amore per Rossana, il suicidio del febbraio 1985.
Oggi infine una riedizione Ho camminato nel mondo con l’anima aperta (Solferino, pp. 276, 2018) a cura di Maria Grazia Calandrone.

Da questo desiderio di morte
Chi mi libera – Signore.
Ho sentito per la strada
Qualcuno che mi chiamava.
Ho una conchiglia nel cuore
Con dentro una perla amara.
Mi piego sulla vita breve
Come una pianta spezzata –
Una morte dolce
Mi chiama – mi chiama.